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Palazzo Foscolo
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Il palazzo, tra i più rinomati del “periodo veneziano” di Oderzo, porta il nome dell’ultima famiglia che vi dimorò. II primo proprietario, invece, fu il nobile Rossetti, che lo lasciò in dote alla figlia Cristina, sposa di Girolamo Zorzi. Madre di cinque figli e rimasta vedova prematuramente, vendette l’immobile alla famiglia Contarini, che lo usò come residenza estiva e ne rimase proprietaria per circa due secoli: da
Alessandro C. passò a Pietro C. (1738-1760) e quindi a sua figlia maggiore Bernadina (1731-1809), la quale sposò Paolo Antonio Condulmer. Il figlio Domenico morì nel 1840 ed essendo l’ultimo del casato diede la proprietà in eredità a Daulo Augusto Foscolo. Nel 1917 l’ultima erede, la contessa Anna Foscolo, abbandonò il palazzo. Negli anni successivi si susseguirono diversi proprietari, per arrivare infine al Comune di Oderzo. Oggi è sede di Fondazione Oderzo Cultura (per maggiori informazioni visita il sito), principale centro culturale della città ed ospita la Pinacoteca Alberto Martini, Museo del vetro d’artista, la GAMCO e l’Ufficio lAT, mentre nella barchessa si trova il Museo Archeologico Eno Bellis. Nonostante i molti restauri e devastante incendio dello scorso secolo, sono tuttora ben conservati gli stucchi dello scalone e delle sale centrali, attribuiti ad Alessandro Vittoria. Il noto scultore trentino curò molti dei busti della famiglia Zorzi; si deduce quindi che la realizzazione di questa parte dell’edificio risalga al XVI secolo. Il giardino, commissionato da Alessandro Contarini tra il 1672 e 1681 insieme alle due barchesse (di cui oggi ne rimane solo una), fu il primo ad essere dedicato solo all’intrattenimento. Gli altri palazzi cittadini erano residenze stabili, quindi il giardino conteneva ciò che era a sostegno della famiglia come l’orto, il frutteto, la stalla ed il pollaio. Chiudete gli occhi ed immaginate com’era il giardino in passato: alcuni ospiti chiacchierano, altri scherzano coi pesci nella peschiera, altri ancora passeggiano tra le numerose statue posizionate qua e là, lungo i sei corridoi o vicino alle barchesse.